India erotica: alla scoperta dei templi sacri di Khajuraho che raccontano il kamasutra

Khajuraho (foto di India Tourism Milan)
Khajuraho (foto di India Tourism Milan)
di Sabrina Quartieri
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Venerdì 10 Febbraio 2017, 17:30 - Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 18:07

L’eros che, inaspettatamente, diventa scultura in pietra in un luogo sacro simbolo dell’induismo: unico e irripetibile nel campo dell’architettura religiosa indiana, l'imponente complesso di Khajuraho oggi conserva solo 22 templi degli 85 originari. Quanto basta però per rendere il piccolo villaggio del Madhya Pradesh, nella parte centrosettentrionale del territorio, una delle mete più visitate ogni anno dai turisti che approdano nel Subcontinente. Erette tra il 950 e il 1050, all’epoca della dinastia Chandela e oggi Patrimonio dell’Umanità Unesco, queste icone di una maestria artistica eccellente e di una imprevedibile spiritualità sensuale, elegante e provocante, appaiono come masse slanciate di guglie culminanti in una serie di fregi e sculture dal sapore altamente erotico e non solo. Ad alternarsi in narrazioni di vita quotidiana, sono le divinità, i guerrieri e i musicisti, gli animali reali e mitologici, ma soprattutto le donne e le coppie di amanti. Le prime, raffigurate in veste di “Aspara”, ovvero le fanciulle del cielo, che posano come modelle davanti alla macchina fotografica. 
 

 


Le seconde, solitamente in alto o in parti meno visibili dei templi, avvolte in caldi abbracci e appassionanti amplessi, ricorrenti simboli di fertilità. Suddiviso in tre gruppi, l’Orientale, il Meridionale e l’Occidentale (il più visitato tra loro), il sito si compone quindi sia di bassorilievi con scene blasfeme ispirate al testo antico del Kamasutra e alle pratiche tantriche, che di rappresentazioni di vissuto legato alla musica, alla danza, alle celebrazioni e persino alle emozioni umane, come la paura e la gelosia. Raggiungibile in aereo con Jet Airways e Indian Airlines, che collegano Khajuraho a Delhi, Agra e Varanasi, questo luogo sacro richiede almeno due giorni di tempo per essere visitato. A partire dalla zona ovest, con il Tempio Kandariya Mahadeo, il più esteso di tutti e dedicato al dio Shiva, dove si possono ammirare spire e magnifici intagli alti oltre 30 metri. Imperdibile il Chausat Yogini, il più antico del complesso ed anche l’unico costruito in granito. Molto simbolico, invece, è il Vishvanath, ricco di figure femminili intente a coccolare un neonato, a scrivere lettere, a suonare o a posare in atteggiamenti piuttosto provocanti. 

Ospitato in un grande parco di quasi 13 chilometri quadrati e ravvivato dal colore viola intenso delle bouganville, Khajuraho si conferma ancora oggi come una delle più interessanti espressioni dell’arte e dell’architettura dell’India medievale. Sebbene il perché della sua esistenza resti ancora incerto, nel tempo sono state avanzate diverse ipotesi: c’è chi ha pensato che abbia avuto uno scopo didattico rispetto all’educazione sessuale dei giovani, frequentatori dei templi. Chi invece ha considerato plausibile il fatto che tali scene fossero amuleti contro i lampi, un modo per appagare gli appetiti di Indra, il dio dei fulmini. Distraendolo, infatti, si sarebbe mantenuto in sicurezza il villaggio. Altri studiosi ritengono infine che queste sculture, essendo collocate solo sulle pareti esterne dei templi, siano un cancello simbolico per raggiungere Dio (secondo gli antichi testi indiani, i quattro scopi della vita sono il dharma o dovere, l’artha o ricchezza, il kama o piacere e il moksha, la liberazione). 

Bisogna considerare inoltre la forte componente spirituale che veniva attribuita alle pratiche tantriche e all’esperienza sensoriale, capace di far acquisire la conoscenza necessaria per la liberazione, fine ultimo dell’uomo. Ma se Khajuraho, nell’immaginario comune, viene considerato il kamasutra che si fa pietra e scultura, in India, seppur in misura minore, ci sono altri templi rinomati per le loro raffigurazioni sensuali. A partire da Konarak, a est, nello stato di Orissa, dove si trova il Grande Tempio del dio Sole, Surya. Ricco di sculture e bassorilievi, il complesso ha la forma di un carro trainato da sette cavalli su 12 paia di ruote. L'entrata è guardata da due leoni, scolpiti nell'atto di abbattere un elefante da guerra. Tutto intorno al perimetro si trovano motivi geometrici e floreali, oltre a statue rappresentanti figure umane, divine e semi-divine in pose che accendono il desiderio. 

Spostandosi verso sud, nell’odierno Karnataka, i luoghi sacri dell’Impero Hoysala, relativamente piccoli rispetto alle altre costruzioni indiane, sono unici nel loro genere, con l’insolita forma della pianta a stella. Nell’antico centro di Belur, il tempio di Chennakesava, costruito nel 1116, a prima vista non sembra possedere elementi legati alla sensualità, ma in realtà, a guardar bene, ai lati dell'entrata principale si trovano eleganti figure femminili, ammalianti danzatrici e sinuose musicanti. Molto interessante è poi Madurai, che a vederla oggi non sembra affatto aver vissuto il passato glorioso di antica capitale del Tamil Nadu. La sua bellezza è disarmante quando ci si ritrova davanti a una delle imponenti torri di ingresso del tempio di Minakshi. Ed è proprio sulle cupole delle sue strutture alte e sovrane che si possono ammirare diverse scene erotiche. Ma le raffigurazioni relative ai piaceri della carne sono solo una piccola parte di un’affascinante città labirinto fatta di padiglioni, cortili, santuari, gallerie e antiche mura (tra i tour operator, a Milano: www.lombardgate.it; a Roma: www.viaggidellelefante.it; in India: http://www.jataktravel.com/index.aspx, per un tour tra Delhi, Varanasi e Khajuraho). Per informazioni: www.indiatourismmilan.comwww.incredibleindia.org.

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