I segreti della Domus Aurea

I segreti della Domus Aurea
di Laura Larcan
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Martedì 27 Settembre 2016, 00:12 - Ultimo aggiornamento: 2 Ottobre, 13:11
Il brivido di una scoperta è anche quello di riportare alla luce le memorie del sottosuolo della Domus Aurea. Un viaggio nel ventre della leggendaria “Casa d’oro di Nerone” che offre pagine di una Roma nascosta, se non dimenticata. Quelle che svelano oggi l’originaria condizione del Colle Oppio quando l’imperatore Nerone, visionario e virtuoso esteta di una grandeur regale, lo scelse per realizzare una porzione della sua colossale residenza (senza precedenti) dopo l’incendio del luglio del 64 d.C. «il più grave e terribile di ogni altro che si sia mai abbattuto su Roma per la violenza del fuoco», per citare Tacito. Fino ad oggi solo le fonti storiche e le mappe archeologiche lasciavano intuire la fisionomia di questo quartiere prima che sorgesse la reggia neroniana, ma oggi gli archeologi hanno le prove. Sono stati i lavori di scavo, messa in sicurezza e restauro condotti nell’ultimo anno e mezzo nel cantiere interno del monumento sotto l’egida della Soprintendenza per il Colosseo e l’area centrale di Roma (guidata da Francesco Prosperetti) ad «aver rimesso in luce una serie di strutture architettoniche che rimandano a interessantissimi livelli e contesti monumentali di epoca precedente la costruzione della Domus Aurea», annuncia il responsabile del monumento Alessandro D’Alessio che ha ereditato il testimone da Fedora Filippi e Ida Sciortino. Non altro che la storia del Colle Oppio che riemerge dalle fondazioni della casa di Nerone, tra domus, strutture residenziali a terrazzamento, un edificio di servizio. «Parliamo di un sistema di edifici monumentali, di decine di metri di grandezza», riflette D’Alessio.

FOTOGRAFIA STORICA
Una fotografia storica dal IV secolo a.C. alla prima metà del I secolo d.C. svelata in queste ore dagli scavi negli ambienti cosiddetti dal numero 58 al 62. Siamo nelle sale che duemila anni fa animavano la fronte del padiglione del Colle Oppio della Domus Aurea, escluse da sempre dal percorso di visita del monumento. Già negli anni ‘50 l’architetto Zander ne aveva intercettato i livelli archeologici, dandone traccia dei sondaggi nel bollettino del Centro studi per l’architettura. «Ma ora finalmente riusciamo a mettere in relazione i dati per una ricostruzione sistematica di un contesto urbano scomparso su cui venne costruita la Domus Aurea», avverte D’Alessio. L’originario rione Oppio, insomma, è custodito sotto il piano di calpestio della Domus Aurea. Le strutture appartengono a diverse fasi edilizie. «Una prima fase più antica è evidenziata da monumentali blocchi di tufo di grotta oscusa, e l’orientamento di questi muri diventa determinante per le strutture successive», spiega D’Alessio.

Qual è la funzione? L’ipotesi che più convince gli studiosi è che siano murature che sostengono sistemi di terrazzamento, che sfruttano il contesto ambientale del pendio. «Dalla tecnica edilizia la datazione risalirebbe al IV - III a.C. - dice D’Alessio - Siamo di fronte ad un’opera monumentale, con grandi blocchi di tufo che sono tipici dell’organizzazione dell’area centrale di Roma in piena età repubblicana». Una seconda fase costruttiva è segnata, racconta D’Alessio, «da strutture in opera cementizia con paramenti in opera incerta tra II e I a.C. anche sulla base di pavimenti in cocciopesto rivestiti di mosaici a tessere bianche, che potrebbero appartenere ad una domus, quindi ad un’abitazione precedente la Domus Aurea». Dettaglio non da poco, visto che spiccano già altri resti della stessa pavimentazione a mosaico nella galleria d’accesso al monumento (la galleria traianea): «Elementi che oggi appaiono compatibili», commenta D’Alessio. 

L’obiettivo degli studiosi è ora di acquisire una planimetria completa di tutti i resti precedenti alla Domus Aurea che offrano una ricostruzione esatta delle pendici meridionale del quartiere del Colle Oppio prima della fase storica della Casa di Nerone. Per la topografia di Roma sarebbe una conquista importante. Nerone impostò, dunque, la sua reggia su complessi residenziali privati preesistenti, ma anche edifici utilitari, visto la presenza dei resti degli Horrea di età giulio-claudia. Una terza fase evidenzia infatti rifacimenti in opera laterizia con pavimenti in opus spicatum di I sec. d.C. «Appare sempre più chiaro come questa zona fosse polifunzionale». Il tutto sarà obliterato dalle fondazioni della Domus Aurea. Ora gli strati di terra tornano a parlare. Prima di Nerone.
 
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