Inseguiti dal fumo e dal fuoco nell'isola che per una settimana sarebbe dovuta essere il loro meritato paradiso. «Siamo stati costretti a fuggire con il poco che avevamo con noi, praticamente in costume da bagno e poco altro. Tutte le nostre cose sono rimaste nella stanza dell'hotel. E le strade sono bloccate, la polizia non ci fa andare neppure per recuperare i bagagli perché gli incendi stanno continuando. Davvero non so cosa potremo fare nei prossimi giorni». Ornella Catarinacci, quarantaduenne, è arrivata a Rodi il 20 luglio per una vacanza con il marito Gabriele Tozzi e il figlio di otto anni. Sono di Marino, in provincia di Roma, e avevano prenotato all'Hotel Mitsis Rodos Village, a Kiotari, nella costa a sud-est dell'isola. Racconta: «Venerdì tutto sembrava tranquillo, anche se dal balcone della nostra stanza si percepiva l'odore di fumo. Sabato mattina, alla reception nessuno ci ha avvertito del pericolo, tutto normale. Abbiamo noleggiato un'automobile. Mentre eravamo fuori per una escursione, a Lindos, ci è arrivato sui telefoni il messaggio della Protezione civile greca che diceva che a causa dell'emergenza incendi tutta la zona di Kiotari doveva essere evacuata. Va detto che dall'albergo nessuno ci ha chiamato per dirci di tornare. Siamo corsi verso il nostro hotel, ma ormai era tardi. Tutte le strade erano chiuse, c'era foschia, odore di bruciato, ma soprattutto c'era l'apocalisse di fiumi di turisti come noi, molti inglesi e tedeschi, che fuggivano a piedi, trascinando i trolley. Noi nella sfortuna siamo stati fortunati perché avevamo la macchina noleggiata e miracolosamente anche un caricatore per il cellulare, altrimenti saremmo rimasti isolati. E ci siamo diretti nella città di Rodi, come ci ha suggerito la polizia, dove c'è un altro hotel della stessa catena, per chiedere aiuto, per avere una sistemazione. Ma ci hanno detto che erano al completo, che al massimo ci potevano dare qualcosa da bere e mangiare e sistemarci su una brandina vicino al bar. Grazie al nostro tour operator abbiamo trovato una signora italiana che ci ha affittato una stanza, ma può lasciarcela solo per due giorni. Se non riusciamo a rientrare in Italia, come faremo?».
La paura per i roghi all'orizzonte, il fumo, le fiamme che avanzano corre parallela all'incertezza. «Molti turisti sono stati ospitati dentro dei centri congressi, nelle palestre.
Astoi Confindustria Viaggi, che riunisce i tour operator italiani, ieri ha spiegato che si stavano «registrando molte limitazioni nell'operatività dovute alla mancanza di informazioni da parte della Protezione Civile locale». In totale gli italiani bloccati a Rodi, ma è una stima approssimativa perché c'è anche chi viaggia autonomamente, sono almeno cinquecento. La Farnesina sta collaborando con i tour operator per organizzare dei voli speciali per fare rientrare i nostri connazionali. Spiegano da Astoi: «Alcuni operatori stanno inviando aerei che, verosimilmente, arriveranno a Rodi nella notte per far rientrare i propri clienti in Italia». Racconta un altro connazionale bloccato a Rodi, Massimo Alberti, lombardo, giornalista di Radio Popolare: «Abbiamo passato la notte a fuggire dal fuoco, ci siamo spostati cercando di anticipare gli ordini di evacuazione. Siamo andati verso sud-ovest per sfuggire alle fiamme, ci hanno accolto in abitazioni e ora siamo in un hotel vicino all'aeroporto».