Terme, arriva la legge per rilanciare il settore

Le Terme di Roma
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Martedì 2 Maggio 2017, 11:28 - Ultimo aggiornamento: 3 Maggio, 13:09
«Il settore termale in Italia conta 378 stabilimenti (distribuiti tra 20 regioni e 170 comuni), occupa oltre 60.000 addetti (tra i diretti e l'indotto) e produce un fatturato annuo di 800 milioni di euro circa, che arriva a più di 1,5 miliardi di euro, considerando i servizi a esso correlati (alberghiero, ristorazione, commercio e altro)». Sono i dati raccolti nella proposta di legge presentata dal Pd (primo firmatario al Senato, Giorgio Pagliari, e a Montecitorio, Edoardo Fanucci) che si pone l'obiettivo di un riordino del settore termale.  

Una necessità dovuta alla mancanza di una normativa organica che possa dare ulteriore slancio a «un asset rilevante per il sistema turistico e paesaggistico nazionale (pari a circa il 5 per cento del turismo italiano)», si spiega nella proposta di legge. Un turismo quello termale, peraltro, che non si ferma mai per tutto l'anno e che proprio per questo «rappresenta una risorsa determinante per vaste aree del Paese». Ma non solo benessere e Spa. C'è anche l'aspetto medico legato alle terme.  

Tuttavia nonostante il mix tra turismo e sanità, anche il settore termale «è stato pesantemente colpito dalla recente crisi economica, avendo subìto una contrazione del fatturato per le cure, nel periodo 2008-2014, di quasi il 20 per cento». Anche per questo, si legge nella pdl del Pd, «appare quindi ormai indifferibile dare concreta attuazione al progetto di rilancio del settore termale del nostro Paese, in una più complessiva ottica di valorizzazione delle economie locali».

La proposta del Pd parte dalla legge 24 ottobre 2000 sulla disciplina del settore termale e intende aggiornarla e renderla più organica. La legge del 2000, si spiega, «tecnicamente, è una cosiddetta legge cornice, destinata a dettare norme di principio, volte a determinare i labili confini entro i quali deve poi muoversi la normativa regionale e delle province autonome».  «E il suo limite -si legge-, connesso peraltro alla multidisciplinarietà della materia termale, è quello di dover rispondere a tutte le domande e istanze che agitano il sistema e che si riflettono sugli aspetti sanitari, turistici, ambientali ed economici, spesso oggetto di ulteriore e ancora più specifica normativa».  

Il ddl presentato dai dem quindi articolata proprio per armonizzare la «multidisciplinarietà della materia termale». e propone, tra l'altro, l'istituzione di un «Fondo per la riqualificazione termale, con una dotazione annua di 20 milioni per il triennio 2017-2019», e trasforma quella che fino a oggi è stata solo una facoltà in «obbligo per le Regioni e lo Stato di promuovere la qualificazione del patrimonio idrotermale, ricettivo e turistico e la valorizzazione delle risorse naturali e storico artistiche dei territori termali».

Il ddl del Pd prevede anche l'istituzione di un «Fondo per la sperimentazione di nuovi modelli di assistenza sanitaria, con una dotazione annua di 3 milioni per il triennio 2017-2019» e con l'invito alle Regioni a «riservare nei propri bilanci apposite risorse per la stipula di accordi tra strutture sanitarie pubbliche e aziende termali».  Per quel che riguarda poi le prestazioni economiche accessorie, la proposta di legge mira a consolidare anche per gli anni futuri la norma inserita nella Legge di stabilità del 2016 (in accoglimento di un emendamento dello stesso senatore Pagliari) che prevede solo «fino al 1° gennaio 2019 la corresponsione da parte di Inps e Inail delle prestazioni economiche accessorie ai propri assistiti aventi diritto a cure termali».
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