Ancona, i rappresentanti di categoria chiedono fatti: «Basta con i tempi morti ora in porto si fa la storia»

Ancona, i rappresentanti di categoria chiedono fatti: «Basta con i tempi morti ora in porto si fa la storia»
Ancona, i rappresentanti di categoria chiedono fatti: «Basta con i tempi morti ora in porto si fa la storia»
di Maria Cristina Benedetti
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Giovedì 9 Novembre 2023, 03:10 - Ultimo aggiornamento: 12:05

ANCONA Il valore aggiunto dell’interazione più la forza della concretezza. La tesi di Marco Pierpaoli si staglia all’orizzonte del porto con concisione di stile. Niente orpelli, figuriamoci le polemiche politiche. Il leader di Confartigianato mette ordine tra metodo e convinzioni: «Lo scalo marittimo? È centrale». Il sistema Marche e quello dorico, per lui, si si integrano nel cogliere le opportunità di sviluppo. «Iniziamo col dire del trasporto merci. Con l’arrivo a Jesi di Amazon, il colosso dell’e-commerce statunitense, c’è l’occasione di collegare le funzioni dell’interporto con quelle del porto. Un momento storico». 


L’esempio 

Invoca dinamismo e, sulla linea che separa mare e cielo, cerca il denominatore comune: «Siamo pragmatici, dobbiamo lavorare sui progetti, sono gli unici strumenti dai quali è possibile dedurre i tempi di realizzazione.

Ottimo è stato il lavoro svolto per arrivare all’elettrificazione delle banchine». Vale l’esempio sul campo e invita a passare all’atto pratico. «Il che non implica la realizzazione dell’opera - è il suo distinguo - ma può far emergere le criticità». Per fissare le priorità si affida a un elenco, lungo e minuzioso. Parte dall’uscita a nord, «con l’assegnazione della gara che s’è conclusa, risolvendo così un problema quarantennale». Seguono le aree di sosta per veicoli leggeri nella zona Zipa, al servizio dei lavoratori; il completamento della nuova darsena, per dare spazi agli operatori portuali e migliorare la sicurezza; l’appalto della diga foranea, per allungare la Banchina Marche; l’escavazione dei fondali, per consentire l’accesso delle navi commerciali. «I lavori in quel caso – ricorda – sono in forte ritardo, sarebbero dovuti iniziare in estate». Ribadisce: interazione e concretezza. 

Il motto 

Vale la capacità di raccordo, per Massimiliano Polacco. «È chiaro, quello scalo rappresenta una delle attività più importanti della regione. Collega business produttivo e commerciale, genera economia per il terziario. È un elemento globale». Modifica il punto di osservazione, Polacco: «Da non sottovalutare il turismo, con il viavai di traghetti e di crociere. Il porto - condivide il concetto - è un’occasione per tutto il territorio». Il suo motto: eliminare i tempi morti. «Iniziamo a sistemare alcune situazioni - indica la strada per farcela - come la biglietteria: così com’è non è adatta, è troppo lontana dalle navi». Arriva sul refrain Molo Clementino&Penisola, ovvero il terminal grandi-navi e la madre di tutte le banchine: «Non ho elementi per approfondire, per questo ci sono i tecnici. Sono convinto, tuttavia, che ci si deve impegnare affinché Ancona sia un attracco privilegiato per le attività crocieristiche, un vantaggio per tutte le nostre destinazioni d’arte e di villeggiatura». Non è per i rapporti esclusivi. «Lo scalo - spiega - deve creare appeal anche per altre compagnie di navigazione». Fondamentale è la condivisione di idee. «Nella catena istituzionale dev’esserci l’accordo, comunque ben venga il dibattito». Democratico. 

Arriva preparato, Andrea Cantori: «Come associazione abbiamo approfondito la questione Clementino sì o no». Stabilisce la sintesi: «Siamo favorevoli al progetto, comprendiamo tuttavia le osservazioni fatte. Lo snodo è l’autorizzazione del ministero, le valutazioni d’impatto ambientale e quella strategica. Il progetto è già finanziato, siamo a metà dell’opera». Definisce l’insieme, il rappresentante della Cna. «Il porto di Ancona rappresenta l’attività principale della regione, è concentrata sul traffico di merci e passeggeri. Le crociere sono una nicchia, con il 10- 15% dei passeggeri che, una volta sbarcati, visitano le nostre mete più affascinanti». Ricorda: «È un settore ristretto, questo, con un impatto importante sulla città: incide su bar e ristoranti». Lo ammette: «Il turismo nella Dorica non ha espresso ancora tutte le sue potenzialità, il porto può darci una mano». Coglie la sfumatura, la sfrutta: «La spesa prodotta dai croceristi si mantiene bassa, ma se il moltiplicatore sarà quello dei grandi numeri può diventare rilevante». Chiude il cerchio e torna al Molo Clementino. «È un progetto che ha le sue complessità». Vietato nascondersi. 

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