Antisemitismo: «In crescita per un europeo su due. Allerta anche in Italia»

Antisemitismo: «In crescita per un europeo su due. Allerta anche in Italia»
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Martedì 22 Gennaio 2019, 20:54
L' antisemitismo è di nuovo realtà e preoccupa il 58% degli italiani e un europeo su due. A soli 74 anni dall'Olocausto, l'odio verso gli ebrei si mostra in costante crescita, riaprendo una ferita mai davvero rimarginata. L'ultimo campanello d'allarme giunge dall'Eurobarometro della Commissione europea, diffuso a pochi giorni dalla Giornata della memoria.

La paura sale soprattutto negli Stati con le comunità ebraiche più ampie: su oltre 27mila intervistati, la maggioranza dei cittadini in 7 Stati Ue pensa che l' antisemitismo sia un'importante questione sociale e politica nazionale, con Svezia (81%), Francia (72%) e Germania (66%) in testa. E oltre un europeo su tre ritiene che il fantasma dell'odio verso gli ebrei sia diventato sempre più reale negli ultimi cinque anni. I confini di questa inquietante realtà si tracciano tra negazionismo, aggressioni online, odio razziale rivendicato con scritte su palazzi e istituzioni, minacce nei luoghi pubblici. Ma la percezione del fenomeno è molto diversa anche tra gli stessi cittadini, tanto che l'Agenzia europea dei diritti umani (Fra) evidenzia che ben l'89% degli ebrei ha avvertito il pericolo crescere negli ultimi cinque anni. Anche perché, mette in guardia la presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni, l' antisemitismo può essere «più subdolo», identificandosi con «un odio antiebraico» che usa «Israele come punto di riferimento».

«Di tutte le espressioni antisemite, la negazione dell'Olocausto è la più preoccupante», sottolinea la commissaria Ue alla Giustizia, Vera Jourova, richiamando un sintomo che inquieta particolarmente i cittadini di Svezia (79%), Francia (78%), Germania (71%) e Italia (61%).
Ma il 58% degli intervistati ignora che il negazionismo sia un reato per le leggi nazionali e, in media, solo 4 su 10 pensano che la Shoah sia insegnata a sufficienza nelle scuole. Tutto questo «deve essere coraggiosamente letto e non può essere sottovalutato», avverte Di Segni. Una responsabilità che investe l'intera Europa. Nel corso del 2018 è stata l'Ocse, guidata dall'Italia, a richiamare «governi e media» ad evitare l'uso di un «linguaggio discriminatorio» capace di «fomentare l'odio». Poi è stato il turno dei ministri degli Interni Ue, che a dicembre hanno adottato una dichiarazione congiunta per contrastare i rigurgiti antisemiti, perché, ha detto Jean-Claude Juncker, «in Europa non c'è spazio per nessuna forma di antisemitismo».
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