"Arte Nomade", da Macerata alle cime dell'Himalaya in Nepal: «Qui la vita è più semplice»

"Arte Nomade", da Macerata alle cime dell'Himalaya in Nepal: «Qui la vita è più semplice»
"Arte Nomade", da Macerata alle cime dell'Himalaya in Nepal: «Qui la vita è più semplice»
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Mercoledì 15 Novembre 2023, 18:33 - Ultimo aggiornamento: 16 Novembre, 11:48

MACERATA - Una spedizione marchigiana, organizzata da Arte Nomade di Macerata, è da poco rientrata dal Nepal, dopo un mese di ricerca antropologica fatta nelle alte valli himalayane. Un mese di incontri, di studi, di straordinarie vicende vissuti nelle gole del fiume Budhi Gandaki. Tre i protagonisti di questa esperienza: Maurizio Serafini, Cristina Menghini, che ha raccolto documentazione foto e video, e il medico e farmacista, Vincenzo Monaco, che ha sperimentato l’adattamento fisico dei componenti alle alte quote.

 

L'ispirazione

É la 15esima volta che sono stati nella zona dell’Himalaya, e questa, come le altre volte, è stata ispirata dall’orientalista maceratese Giuseppe Tucci scomparso nel 1984, di cui Serafini è studioso da anni. «É il nostro mentore – dice Serafini – da una trentina d’anni lo studiamo, seguiamo i viaggi dai suoi diari, ampliando il raggio.

In questo viaggio abbiamo studiato l’etnia Bhoti, che arriva dal Tibet, da dietro le montagne». Un po’ come a dire, per spiegare le distanze, che gente di Foligno attraversa l’appennino e va nel Maceratese. «Si sono sempre spostati – aggiunge – ma ora sono più stanziali, vivono in piccoli villaggi, sfruttano le esili radure che la montagna concede per realizzare terrazzamenti per l’agricoltura». Condizioni nemmeno troppo semplici, visto che l’ambiente in cui vivono è quello, si diceva, del fiume Budhi Gandaki, il fiume considerato più pericoloso al mondo. «Riversa la sua acqua – dice Serafini – in una gola così stretta che se qualcuno dovesse cadere in acqua non avrebbe scampo. La valle è percorsa solo da un sentiero ricavato nelle pareti a strapiombo, e per passare da un lato all’altro del fiume ci sono solo ponti tibetani sospesi». Vallate naturali stupende, che definirle meravigliose non è errato. «I Bhoti – aggiunge Serafini – sono arrivati in Nepal dopo l’invasione cinese in Tibet, nei primi anni ‘50, che portò migliaia di tibetani all’esilio. Tra questi il Dalai Lama che oggi vive in India». Buddhisti, allevatori di yak, coltivatori di orzo, i Bhoti seguono una dieta vegetariana e vivono in villaggi in pietra.

L'esperienza

Le popolazioni autoctone hanno lasciato molto nell’animo dei tre esploratori marchigiani. «Loro – spiega Serafini – hanno un bel rapporto con la natura, sono carichi di umanità, vivono come vivevamo noi 100 anni fa, senza tecnologia o automobili. I bimbi vanno a scuola, la sentono importante, e danno una mano ai lavori di famiglia». Vita più autentica? «Senza dubbio – prosegue – meno tensioni, influenze, più serenità, anche negli occhi dei bimbi, la differenza con la nostra società si nota. Ma di contro ci sono anche molti meno servizi. Una cosa davvero bella è l’aver visto grandi differenze di pensiero, che però per loro non sono assolutamente un problema. Nei tempi buddhisti, la religione dei Bhoti, vanno tranquillamente anche gli induisti e ai riti induisti partecipano anche i buddhisti». I tre hanno vissuto tutto questo superando in ascesa notturna i 5106 metri d’altitudine del passo Larkhya La, superando il passo e discendendo poi nella valle, più agevole, del Dudh Khola, lo scorso 6 novembre. «Tanti bei ricordi – aggiunge Serafini – anche dei villaggi, molto colorati con le bandiere buddiste, sembravano piccole scene dei nostri presepi». Nuovo materiale, quindi, nell’archivio di Arte Nomade, archivio apprezzato dall’ambasciata italiana a Nuova Delhi, al museo nazionale d’Arte Orientale di Roma, e dallo stesso Dalai Lama in visita a Pennabilli. In attesa della possibilità per Macerata, di poterne fruire.

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