Donne all'avventura: a Roma è boom di richieste per diventare guida nei Safari

Donne all'avventura: a Roma è boom di richieste per diventare guida nei Safari
di Alessandro Di Giacomo
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Domenica 28 Settembre 2014, 09:15 - Ultimo aggiornamento: 16:23



Sar a causa della crisi economica, sar per le migliaia di ore televisive trasmesse sugli animali selvaggi, ma sembra proprio che le donne italiane stiano scoprendo un nuovo interesse professionale di nicchia nella natura incontaminata dell’Equatore africano. “Dal 2012 ad oggi –dice Davide Bomben, presidente dell’AIEA (Associazione Italiana Esperti d’Africa) e direttore della formazione dell’AFGA (African Field Guide Association)- l’80 per cento delle richieste di partecipazione ai nostri corsi per Guida Professionista di Safari di 1° livello provenie da donne”.

Dopo Torino e Verona, ora anche a Roma è stata aperta la sede accademica ARENA (Accademia Romana Ecoturismo e Natura Africana), affiliata all’AIEA ed all’AFGA, per partecipare alla fase teorica del corso. Superata questa, si passa a quella pratica che si svolge sul campo in Kenya e dura 15 giorni, organizzata dalla BEA (Bush Experience Academy).
Meglio di chiunque altro per spiegare perché le donne stiano scoprendo questa vocazione lo spiega Elisabetta Levis, una romana di San Giovanni, da 23 anni in Africa e Guida Professionista di 1° livello: “Non credo ci sia solo la crisi economica del nostro Paese alla base di questa scelta. Molti forse cercano anche una “fuga” dall’Italia e dall’Occidente nel suo complesso. Si pensa all’Africa ancora come un territorio libero e semplice, dove poter essere se stessi senza i lacci e lacciuoli di società complesse”.
Come che sia, lentamente sta cadendo un altro baluardo maschile. Quello che si pensava un lavoro esclusivamente da “uomini duri” ora è praticato con successo da donne, ancora non molte certamente, ma destinate ad aumentare.

Esistono ancora delle perplessità nel vostro ambiente professionale sulle donne conduttrici di safari?
“La natura è democratica –spiega Levis- e non guarda al sesso. I team che si muovono in savana riconoscono soltanto la professionalita e la leadership, perché nel bush vince la competenza, non l’appartenenza di genere”.
Levis, oltre che guida, è anche assistente ai corsi pratici per Guida professionista: “Ai corsi di iscrivono 12/15 persone alla volta. Ottenere il brevetto di 1° livello è l’inizio, poi in affiancamento con altre guide esperte si sale di livello. Non tutti quelli che partecipano, alla fine, mirano alla professione, moltissimi lo fanno per pura passione. Abbiamo avuto avvocati, magistrati, giornalisti che hanno seguito con successo il corso e poi sono tornati alle loro occupazioni”.

Quali sono le difficoltà di una donna rispetto ad un uomo nel suo lavoro?
“In maggior parte teoriche. Ancora oggi moltissimi ospiti all’inizio pensano che un uomo potrebbe essere più adatto, ma poi si ricredono sempre. Così come i colleghi anglosassoni, cresciuti nella convinzione che per tradizione “loro stessi sono” il safari, appena riscontrano la competenza accettano chiunque con convinzione”.
Elisabetta Levis giunse in Africa come tanti, quasi per caso, poi trovò la sua vera strada nelle piste dell’Equatore, che infine l’hanno assorbita completamente. Oltre ad essere una colonna della Professional Trackers Safaris che opera principalmente in Kenya, anche suo figlio Tiziano è una Guida professionista di 2° livello in Sud Africa, nella Limpopo Area, dove svolge l’attività di Istruttore presso la Limpopo Accademy, la scuola locale per safari.
“Qui, in questo mestiere –conclude Elisabetta Levis- uomo o donna pari sono. La “vera forza” è far sentire al sicuro gli ospiti, trasmettere serenità anche in situazioni difficili e questo non si ottiene con la massa muscolare, ma con l’esperienza e la conoscenza del territorio”.