L’accertamento
L’analisi dei resti è stata affidata al professor Adriano Tagliabracci. Nel pool dei consulenti del pm Irene Bilotta anche il medico legale Francesco Paolo Busardò, specializzato in tossicologia, e il professor Stefano Vanin, entomologo forense che si è occupato del caso di Elisa Claps e, da ultimo, dell’omicidio di Giulia Cecchettin. Il suo lavoro: studiare gli insetti sul luogo del ritrovamento delle ossa per stimare la data del decesso e capire se il corpo possa essere stato spostato. Due quesiti che stanno guidando l’inchiesta sul giallo di Andreea. All’accertamento ha partecipato anche il consulente della difesa, il dottor Cristiano Cortucci.
Le ipotesi
L’accusa di omicidio non è in antitesi con le prime risultanze dell’autopsia. Stante che ci vorrà del tempo per avere ulteriori riscontri (compreso l’esame tossicologico e del Dna), nel caso la 27enne fosse morta, per esempio, a causa di un soffocamento o strangolamento i segnali non sarebbero manifesti. D’altra parte, non si può escludere neppure che il decesso possa essere riconducibile a un malore. «Non ci sono lesioni traumatiche tali da far pensare a una forza esterna» diceva ieri il consulente della difesa fuori dall’obitorio, secondo cui lo stato in cui versano i resti sarebbe «compatibile» con un decesso abbastanza remoto.
Il corpo di Andreea non sarebbe mai stato spostato dal casolare fatiscente, in parte inagibile, ma al massimo da un ambiente ad un altro.
Il sopralluogo
Ieri c’è stato un altro sopralluogo nel casolare sulla Montecarottese, con il proseguo dei rilievi e della raccolta dei reperti. Sarebbe stata trovata una corda. Nessun segno, almeno per ora, di droga. Tra i consulenti della difesa, Andrea Ariola, di Servizi Investigativi. Il casale, pericolante e diroccato, si trova a circa un chilometro dal festino di quella notte. «Gresti - ha detto l’avvocato Emanuele Giuliani - non conosceva quella struttura». E neppure i proprietari.«Simone sta soffrendo molto» ancora il legale, che ha espresso vicinanza ai familiari delle 27enne. Ieri pomeriggio, mentre a Torrette si stavano svolgendo gli accertamenti sui resti, i carabinieri sono andati a bussare a casa del 44enne, che vive a Maiolati Spontini, per notificargli il sequestro del cellulare. Si tratta di un sequestro bis, considerando che il dispositivo era già finito nelle mani della procura subito dopo l’avvio dell’inchiesta. In quel frangente, era stato analizzato anche lo smartphone della 27enne, rimasto - dopo la scomparsa - per qualche giorno nelle mani di Gresti. Alcuni dati dal telefono di lei sarebbero spariti: «Volevo ripristinare un vecchio backup» aveva spiegato il 44enne, che è sempre rimasto indagato a piede libero. E, finora, l’unico finito nel mirino della procura.