Lo sciame di particelle è stato emesso da un'area della regione più esterna dell'atmosfera solare (corona) più fredda di quelle circostanti e che appare per questo più scura. È un fenomeno che si chiama buco coronale e in questo caso si «estende per circa il 30% del disco del Sole», ha spiegato Mauro Messerotti, dell'Osservatorio di Trieste dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e dell'università di Trieste.
La struttura, ha aggiunto «potrebbe persistere per più di un mese perché questi buchi a volte durano per più di una rotazione completa del Sole, che è di 28 giorni». Buchi molto estesi, come questo, ha osservato l'esperto, sono normali in prossimità del minimo solare, ossia il picco di attività minima che il Sole attraversa ogni 11 anni e che è atteso per il 2018-2019. In queste aree, ha spiegato, «i campi magnetici del Sole si proiettano all'esterno nello spazio interplanetario e accelerano il flusso di particelle emesse dalla nostra stella». Questo vento solare più veloce, «se colpisce il campo magnetico terrestre - ha aggiunto l'esperto - può generare tempeste magnetiche».