ANCONA - Lo tsunami del 2018 si è fatto sciabordìo di risacca ma l’importante è affrontare il mare magnum dell’ondivaga politica e degli altrettanto mutevoli umori degli elettori con il vento a favore. Anche se per i 5 Stelle gli ultimi 4 anni sono stati più un giro sulle montagne russe: dall’ebbrezza delle vette del 36% alle discese ardite tra Europee, Regionali, Comunali, fino al dato fresco delle Politiche che nelle Marche li plana a un dignitoso 13,5% (terza forza dopo Fdi al 29,1% e il Pd al 20,3%), un recupero in corner da cui ripartire per affrontare la fase della maturità. Nel tardo pomeriggio di ieri la notizia che Giorgio Fede non sarà, tra i parlamentari pentastellati eletti nel 2018, l’unico a essere riconfermato a Montecitorio come capolista del listino alla Camera.
Anche Roberto Cataldi ce la fa al Senato: dalla truppa dei 14 di 4 anni fa all’elezione in tandem del 25 settembre potrebbe anche leggersi come una debacle ma non per chi nelle ultime settimane ha vissuto di persona il rischio del cupio dissolvi trasformato dalle urne in rivincita.
La fiducia
Come dire, bisogna avere Fede.
La scissione
Sicuramente la scissione da Di Maio ha fatto chiarezza e sgombrato il campo da crisi d’identità ma è innegabile che a livello nazionale il partito si stringa attorno al fortino del Sud. «Ma è l’Italia che è a due velocità - puntualizza Fede - così come le stesse Marche, basti dire come si raggiunge Roma: Pesaro, Ancona o Ascoli prendono percorsi diversi. Vorremmo piuttosto che si cambiasse la narrazione che il mainstream ha nei nostri confronti: il reddito di cittadinanza, il super bonus si sono dimostrate misure efficaci». Sullo sfondo resta la domanda: ma ora che Letta ha annunciato le dimissioni, potreste smetterla di guardarvi in cagnesco? In fondo a Pesaro i 5 Stelle sono nella maggioranza di Ricci. «Il dialogo con il Pd non c’è stato per colpa del Pd - chiosa Fede - e un dialogo si porta avanti sulle cose da fare senza pensare alle poltrone. Se i progetti sono chiari siamo disposti a ragionare».