Attenborough alla Cop26 e la miglior lezione possibile

Attenborough alla Cop26 e la miglior lezione possibile

di Roberto Danovaro
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Giovedì 18 Novembre 2021, 10:10

La Cop26 di Glasgow in Scozia ha chiuso da poco i battenti. La COP, ovvero la conferenza delle parti, è l’organo decisionale più importante delle Nazioni Unite dove si prendono le decisioni necessarie per promuovere l’effettiva attuazione degli accordi. Uno dei compiti chiave della COP è quello di controllare le emissioni di gas serra, a partire dalla famigerata CO2, e valutare i risultati conseguiti per vedere se sono stati rispettati gli obiettivi e le tempistiche. Quello di Glasgow è stato certamente l’evento più importante e seguito nella storia delle COP diventando il centro del dibattito dell’opinione pubblica per molti giorni. Si è parlato infatti a valle del lancio del New Green Deal, ovvero l’avvio della transizione ecologica. C’erano quindi enormi aspettative. Dirò subito che il risultato è stato complessivamente positivo. Se fossimo a scuola potremmo dare alla Cop26 un voto 6.5 con il seguente giudizio: “L’allievo ha delle capacità ma non si impegna a sufficienza”. Infatti, anche se sono state prese decisioni importanti, queste non sono state all’altezza delle aspettative. Iniziamo con le cose positive: 1) l’accordo sulla salvaguardia delle foreste avrà a disposizione 12 miliardi di dollari sostegno economico pubblico oltre a 7.2 miliardi che arriveranno dai privati. In queste situazioni il denaro ha molta importanza perché permette di convincere anche i Paesi in via di sviluppo a rinunciare alla deforestazione senza perderci economicamente. Gli effetti sono stati immediati e la Ue ha già deliberato che non si potranno comprare più caffè, olio di palma e altri prodotti da aree appositamente disboscate; 2) è stato confermato l’impegno a contenere la crescita delle temperature entro 1,5 gradi, che significa anche dover correre ancora più velocemente verso l’abbandono dei combustibili fossili; 3) sono stati compiuti passi avanti per il blocco dell’estrazione di petrolio e la riduzione dell’uso del metano, con oltre 100 paesi che hanno sottoscritto l’accordo. Alcune buone notizie quindi, ma non mancano le cose negative. Provo ad elencarne alcune: 1) non si abbandonerà completamente il carbone ma si userà solo meno, ovvero un brutto colpo alla lotta ai cambiamenti climatici; 2) il risarcimento per i danni ambientali e il sostegno ai paesi in via di sviluppo sono vaghi e incerti col rischio di non cambiare nulla; 3) l’Europa è apparsa molto debole e le decisioni sono state condizionate di più da Cina e India con accordi al ribasso con gli Usa.

Il governo italiano ha dichiarato di aderire a un accordo contro le estrazioni di idrocarburi, ma poi si è registrato solo come “amico” dell’accordo, ovvero non prenderà alcun impegno concreto; 4) alcuni paesi che con le più grandi foreste del pianeta, come l’Indonesia, non hanno sottoscritto l’accordo contro la deforestazione; 5) le soluzioni basate sulla natura sono state avversate da diversi paesi; 7) mari e oceani praticamente solo accennati, anche se giocano un ruolo chiave nel controllo del clima del pianeta. Insomma, le misure per ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici appaiono ancora insufficienti. Non si è parlato in termini concreti di biodiversità e della sua protezione come strumenti per contrastare i cambiamenti climatici e non è ancora chiaro ai grandi del Pianeta che la soluzione dei problemi ambientali passa per la natura. Il commento di Greta Thunberg sul vertice è stato lapidario: “Bla bla bla”. Promesse non mantenute, parole vuote. Cosa ci resta quindi? Direi che cosa più bella della COP è stato l’appassionato discorso del grande naturalista David Attenborough, maestro dei documentari Bbc sulla Natura, che a 95 anni suonati ha parlato a braccio per otto minuti sulla necessità di fare subito qualcosa di concreto per salvare il pianeta: «Nella mia vita ho assistito ad un terribile declino. Nella vostra potreste assistere ad una splendida ripresa» e ha aggiunto: «Dobbiamo fare in modo che tutte le nazioni abbiano un buon tenore di vita e un basso impatto ambientale. Dobbiamo imparare insieme come arrivarci, senza che nessuno rimanga indietro» e «non dovete farlo per paura, ma per speranza». Discorso che si conclude con un monito ai grandi del Pianeta: «Il mondo vi sta guardando». Il più bel discorso sulla Natura che io abbia mai sentito.

*Docente all’Università Politecnica delle Marche e presidente della Stazione zoologica-Istituto nazionale dibiologia, ecologia e biotecnologie marine


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