ANCONA Una settimana di pausa di riflessione non è bastata: la legge urbanistica è andata a sbattere contro il voto negativo delle Province. Ieri, all’incontro del Consiglio delle autonomie locali chiamato ad esprimere un parere - obbligatorio ma non vincolante - sulla proposta ad iniziativa della giunta, Pesaro Urbino, Ancona ed Ascoli Piceno hanno detto no all’articolato, mantenendo la stessa posizione tenuta nel precedente confronto del 10 ottobre.
Il replay
In quell’occasione, il presidente del Cal Alessandro Gentilucci (che è anche sindaco di Pieve Torina) aveva aggiornato la seduta per evitare lo strappo.
«È una pagina per niente bella - il commento tranchant di Gentilucci -: erano stati accolti tutti i nostri emendamenti. Le Province hanno dimostrato di avere una capziosità politica. Da parte della Regione c’era stata disponibilità; ora invece questo veto richiede la maggioranza qualificata per approvare il testo».
Gli fa eco la sindaca di Falconara Stefania Signorini: «Non capisco il voto contrario, dal momento che le nostre proposte erano state tutte accolte». Ma a spiegare le ragioni del no ci pensano i diretti interessati. A partire dal presidente dell’Upi (Unione province italiane) e della Provincia di Pesaro che fa notare anche come molti Comuni ieri non fossero presenti al voto. «Il parere favorevole del Cal è subordinato all’accoglimento delle decine e decine di osservazioni presentate dall’Upi e dall’Anci. Ma non si capisce come queste richieste potranno essere accolte, visto che il Consiglio regionale è convocato per martedì 21 novembre». I tempi sono stretti, in effetti. Troppo per stravolgere il testo.
«Le Province di Pesaro Urbino, Ancona e Ascoli Piceno si sono espresse in modo negativo e questo è un dato di cui tenere conto - incalza Paolini -. Questa legge ha il problema che non è stata partecipata. Non è una buona pratica amministrativa: sembra che la fretta sia solo finalizzata al voler mettere una bandierina a tutti i costi».
Le ragioni
E conclude con la bordata: «Si assiste a uno svilimento delle autonomie locali, aumentando il centralismo regionale e nazionale». Pensiero condiviso dal collega di Ancona Daniele Carnevali: «Da parte della Regione non c’è stata chiarezza. L’assessore ha detto che accoglierà le osservazioni presentate ma non ci ha spiegato come verrebbero declinate nei vari articoli. Avevamo chiesto un’altra settimana, invece sono voluti andare al voto, che è stato negativo». E ora la patata bollente passa al Consiglio regionale in una seduta, martedì, che si preannuncia impegnativa. Per usare un eufemismo.