Milena Vukotic in “Così è se vi pare” domani sera al teatro La Fenice di Senigallia: «Frola, una parte bellissima»

Milena Vukotic in “Così è se vi pare” domani sera al teatro La Fenice di Senigallia: «Frola, una parte bellissima»
Milena Vukotic in “Così è se vi pare” domani sera al teatro La Fenice di Senigallia: «Frola, una parte bellissima»
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 20 Marzo 2024, 04:20 - Ultimo aggiornamento: 13:24

La grandissima Milena Vukotic, dopo Montegiorgio, sarà domani, giovedì 21 marzo, alle ore 21 al Teatro La Fenice di Senigallia con “Così è se vi pare”. Vukotic salirà sul palco insieme a Pino Micol e Gianluca Ferrato, con la regia di Geppy Gleijeses.

Milena Vukotic, cosa l’ha spinta ad accettare il ruolo della signora Frola?

«Avevo già interpretato la giovane protagonista molti anni fa. La parte di oggi è bellissima, questo di Pirandello è uno dei testi più magici, ma anche attualissimo, moderno. L’autore è stato uno dei primi a scavare nell’animo umano e a portarne il risultato in drammaturgia. Sono contenta di fare questo testo, dalle tante sfaccettature».

Suo padre ha conosciuto Pirandello, che ricordi ha?

«Sì mio padre lo aveva incontrato una volta e Pirandello gli diede il permesso di tradurre i suoi testi. Poi non lo ha fatto per questioni familiari. Mio padre scriveva anche testi teatrali in serbo-croato. Per me interpretarlo è doppiamente emozionante».

Perchè interpretare Pirandello ancora oggi?

«Per la sua attualità. Forse ha un linguaggio un po’ sofisticato, ma dice cose di sempre, ci si può ritrovare: l’esistenza umana non cambia. Mi emoziona anche per questo, da adulta l’ho capito meglio».

Che esperienza è stata quella a Ballando con le stelle?

«Un atto di coraggio e incoscienza! La danza ha avuto una piccola parte della mia vita, quando la pratichi però ti resta comunque la disciplina, la forza e la volontà. Io avevo fatto opera, danza classica e quando mi hanno proposto di partecipare, era un genere diverso da quello a cui ero abituata. È stato un ulteriore apprendimento per me».

Ha lavorato a lungo con Paolo Villaggio, che ricordi ha?

«Ricordi belli, ha avuto un ruolo importante nel mio percorso.

Sono subentrata nel terzo Fantozzi, ma poi con lui ho fatto anche altri lavori al di là di Fantozzi. Ero consapevole di essere una delle sue maschere, ma ho cercato di esprimermi nella maniera più naturale possibile. Ho una grande stima di lui, non solo come attore, ma anche come intellettuale».

Tra i tanti registi qual è stato quello che l’ha influenzata di più all’inizio della carriera?

«Vivevo in Francia, facevo corsi di teatro perché mi interessava la drammaturgia. Poi ho visto il film “La strada” di Federico Fellini che mi ha segnato, mi ha provocato un bel cambiamento. Mia mamma viveva a Roma, dopo tre anni in cui stavo girando il mondo a 25 anni ho deciso di cambiare vita e sono venuta in Italia, a Roma. Atto di incoscienza anche quello? Di sicuro di coraggio, ho ricominciato daccapo, con la speranza di incontrare Fellini. Cosa che è successa».

Di “Un medico in famiglia” cosa ricorda?

«Anche nonna Enrica è stata una delle tante maschere. Sono belli tutti questi modi di giocare che fanno parte del nostro bel lavoro, anzi gli danno anche un senso a questo lavoro, ti danno la possibilità di esprimerti».

L’atto di “coraggio” che ancora non ha fatto o la storia che non ha raccontato?

«C’è sempre del coraggio ogni volta che si fa un personaggio diverso. Una storia o personaggio che non ho fatto, non c’è. Quello che vorrei fare, invece, è riuscire ancora a fare qualcosa al cinema. Nonostante ci sia questo luogo comune che a teatro con il pubblico è diverso».

Chiara Morini

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA